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Vi voglio parlare dell’uomo che mi ha fatto innamorare della moda, colui che non ha “solo” diretto quelle maison più influenti del mondo, ma che ha creato una vera e propria filosofia attorno al suo personaggio.
Ve lo introduco con una sua biografia: KARL LAGERFELD.
Figlio di Elizabeth, violinista, e Christian Lagerfeld, ricco industriale di Amburgo, emigra con la madre a Parigi nel 1953, dove termina gli studi secondari, specializzandosi in storia. Autodidatta della moda, due anni dopo l’arrivo a Parigi vince un concorso dell’International Wool Secretariat (quello che oggi si chiama International Woolmark Prize) ex aequo con Yves Saint Laurent. Tra le prime esperienze quella con Pierre Balmain nel suo atelier di haute couture, per poi continuare in quello di Jean Patou, dove completa la sua formazione nell’alta moda.
Spirito inquieto, decide di iniziare un percorso indipendente e con la nascita del prêt-à-porter in Francia e in Italia inizia a collaborare con altre griffe come Krizia, Ballantyne, Cadette e Mario Valentino.Dal 1965 disegna come freelance per Chloé fino a realizzare l’intera collezione del brand.
E contemporaneamente la prima importante svolta: l’incontro e l’inizio della collaborazione a fianco delle sorelle Fendi, maison in cui rivoluziona l’estetica della loro linea di pellicce, creando il disegno dell’iconico marchio. Un sodalizio che dura ancora oggi: Karl Lagerfeld è il direttore creativo della maison romana insieme a Silvia Venturini Fendi.
Nel 1982 l’importante svolta: Lagerfeld viene chiamato dal presidente di Chanel Alain Wertheimer diventandone direttore artistico, responsabile del prêt-à-porter, dell’alta moda e delle linee di accessori.
Se il tocco di Karl trasforma in successi tutto quello che disegna, meno fortunata è il brand che porta il suo nome Karl Lagerfeld, che viene lanciato nel 1984 per poi essere congelato nel 1998, a causa dei troppi impegni. Poi il brand ha ripreso la sua strategia di espansione grazie ad alcuni azionisti, come la società francese d’investimenti Apax, Tommy Hilfiger e Fred Gehring, il patron della Tommy Hilfiger, fino alla partecipazione di PVH, gruppo americano che possiede i marchi Calvin Klein e Tommy Hilfiger.
Il brand – sempre diretto da Kaiser Karl – propone un guardaroba di capi classici senza tempo ma con un twist rock-chic distribuiti in 95 negozi monomarca in giro per il mondo.
Le passioni di Karl non erano solo collaborazioni moda ma si allargavano alla fotografia e ai video. Nel 2011 ha firmato il calendario Pirelli a tema Mithology, dove il suo occhio da esteta dà vita agli eroi e alle divinità del Pantheon greco romano attraverso scatti poliedrici. Sempre come fotografo ha firmato le campagne di Chanel per le cui sfilate progetta inoltre delle scenografie spettacolari: dal Chanel supermarket alla spiaggia artificiale dell’ultima collezione.
Prima di lasciarci, Kaiser Karl si divideva tra la direzione artistica di Chanel e quella di Fendi. Per la prima, la sua mission era di innovare rivisitando di stagione in stagione i pezzi divenuti iconici della maison, come i classici completi di lana bouclé con giacchino e gonna. Grazie alla sua verve creativa il marchio Chanel è stato proiettato nel nuovo secolo. Con Fendi invece l’attenzione era tutta sulla preziosità artigianale, con bozzetti che hanno rivoluzionato in primis le tecniche di costruzione delle pellicce, oggi colorate, intarsiate, laserate, rasate, reversibili, mixate a chiffon o a elementi in plastica.
La sua morte, datata 19 febbraio 2019,mi ha lasciato un enorme vuoto. Ero appena tornata da Parigi ed ero passata davanti a tutti i negozi di Chanel e al Gran Palais, raccontando come una guida turistica le sue imprese al mio fidanzato. Appena misi piede in Italia, lessi la notizia.
Iniziai a pensare a lui come ad un filosofo, un uomo che ha ispirato me ed una lunga serie di appassionati della moda e di un modo diverso di vivere la vita. Il Karlismo, la sua corrente di pensiero si basava su condurre una vita inseguendo i propri sogni e non quelli degli altri, concedendosi dei piccoli svaghi senza perdere dalla mente il proprio obbiettivo finale.
Pensava che la felicità si raggiungesse con tantissimi sforzi e con tanto sacrificio, cancellando e scavalcando le sfortune capitateci durante il nostro percorso. Si stufava troppo presto delle cose, proprio per questo cercava sempre l’innovazione non fermandosi davanti a niente. “La noia ci ucciderà” diceva.
Insomma, si era costruito un personaggio intorno a se stesso, che alla fine era la personalizzazione della sua filosofia di vita.
Come ogni genio che si rispetti aveva le sue piccole stranezze: beveva 10 bottigliette di Coca-Cola diet al giorno, aveva due case identiche a pochi metri l’una dall’altra, si lavava i capelli con uno shampoo particolare per renderli bianchissimi, portava sempre occhiali da sole neri ecc ecc..
Infatti, non mi sembró strano quando lessi la notizia che la sua gatta Choupette era stata inserita come parziale ereditiera del patrimonio dello stilista. Altra stranezza che lo distingueva, era la sua lingua lunga. Diceva quello che pensava senza filtri su chiunque gli passasse davanti! Recentemente su Twitter potete leggere una disputa tra la modella Cara Delevigne e l’attrice Jameela Jamil ,Qui vi linko l’articolo del Corriere della Sera
Per quanto riguarda le sue collezioni, il valore salirà vertiginosamente poiché, si sa, la morte del direttore artistico porta in hype tutte le notizie e le vendite del brand in questione. Se possedete una Chanel Vintage questo è il momento di venderla per accaparrarvi più soldini possibile, se invece volete acquistare qualche prodotto, lo pagherete di più. Se siete amanti del brand e non volete separarvi dagli ultimi pezzi disegnati da un grande artista, tramanderete un pezzo di storia ai vostri figli.
Collezionare questi oggetti preziosi richiede molto denaro, quindi non amareggiatevi se non potete permettervene uno, sicuramente tra poco sarà disponibile nei musei una mostra in onore di Karl e del suo contributo alla storia. Anche le pellicce disegnate da lui nutrono molta fama, poiché sono state oggetto di parecchie dispute e accuse da parte dei movimenti animalisti. Ecco, forse quelle perderanno valore😅Infatti, a proposito degli screzi con questi ultimi, non so se siete a conoscenza dell’aneddoto dove, Karl scampó ad un bel lancio di torta (di tofu) in faccia per un pelo, ma che colpì il suo collega.
Concludo questo articolo con un amato ricordo.
Ero a Saint Tropez a ferragosto. Gironzolavo per le stradine del centro per mano al mio fidanzato. Lui si giró, ignaro di quello che sarebbe successo, e mi disse :” Guarda quel signore come si è conciato!!”.
Mi girai ridendo. Nell’istante dopo rimasi paralizzata, non credevo ai miei occhi. Vidi un uomo dall’aspetto risoluto vestito in modo molto barocco: capelli bianchi raccolti in un codino, occhiali da sole nero alle 11 di sera, colletto della camicia altissimo e completo nero, ventaglio nella mano destra. ERA LUI, a pochi centimetri da me. Mi sorrise.